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Genova 05/12/2008
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foto di un banco ambulanteQuando mi è stato chiesto di inserire questa sezione, pensavo a qualcosa che riguardasse più direttamente la storia di quella che è stata l'evoluzione del Commercio Ambulante qui a Genova, o per lo meno quella che io conosco tra vissuto e sentito dire partendo da qui, andando indietro fino a pochi anni prima dell'avvento del Fascismo.

Storie di teli (mandìlli) entro cui si avvolgevano le cose da vendere e che poi si stendevano in terra come tappeti per delimitare il "banco"; storie di carretti di legno, carichi di merce, portati a mano per chilometri; storie di mercanti durante la guerra, in cui si rischiava la vita per sopravvivere o si approfittava delle necessità giornaliere della gente, dovute a quei momenti terribili; storie di pacchi di carta color tabacco, legati con lo spago di canapa annodato con la gassa, con cui si saliva di mattina presto sul "celere" per andare nelle varie piazze; storie di gente che campava affittando le tavole di legno da usare per montare il banco.

Storie di famiglie che sono state per generazioni - ed alcune lo sono tutt'ora - sinonimo stesso di questo lavoro a Genova. Storie di clienti che a Natale o a Pasqua, oppure solo per simpatia ti portavano una torta o i tortellini, tutto fatto esclusivamente con le loro mani, o semplicemente ti offrivano sempre caramelle e cioccolatini buonissimi, senza alcun fine, ma soprattutto storie di sorrisi. Storie di bambini accompagnati dalle mamme a scuola, che sbadigliavano di continuo mentre queste compravano al banco alle 6:30 del mattino e che poi, mano a mano, hai visto crescere e diventare adulti.

Storie di gente che non riesce a stare al chiuso o senza rapportarsi con qualcuno, se non per il tempo strettamente necessario.

Quando ho letto l'articolo scritto da Carlo Tanara - del Cescot Emilia-Romagna (potete trovare il documento originale qui) - ho avvertito le due grandi verità che esso contiene: se gli uomini non avessero cominciato a scambiare merci e beni, non ci sarebbe mai stata l'evoluzione sociale che noi conosciamo, ma la cosa fondamentale - e conseguenza diretta di questa considerazione - è che senza il commercio, la nostra società, così come noi la conosciamo, non va da nessuna parte.

Siamo circondati ed invasi da Centri Commerciali, supermercati, Outlet che fanno non solo quartieri ma piccoli paesi, eppure noi ambulanti ci siamo sempre perchè siamo quanto di più vicino ci può essere rispetto a quello che è stato il primo passo del commercio, ovvero il trasferimento di beni, dietro una ricompensa, attraverso il rapporto diretto con la gente, e questo non è poco.

Chi più di un'ambulante conosce la "vera vita" della gente comune con cui, bene o male, si convive? Siamo sulla strada e sullo stesso piano di coloro che si servono da noi e, per questo, conosciamo, percepiamo e, a volte, subiamo - e mai quel "subiamo" è stato tanto opportuno come adesso - le loro sensazioni, le loro passioni, i loro drammi ma soprattutto i loro bisogni e tutto "senza filtro".

Meglio di un negoziante, perché da lui c'è una porta per entrare che comunque dà un senso inconscio di soggezione, o di un'agente di commercio, perché il suo mestiere è quello di "invadere" le tue abitudini facendoti alzare le difese, per non parlare poi di quelli che hanno trasformato il rapporto tra chi compra e chi vende in un semplice teorema matematico, il marketing, che poi non è altro che lo studio a tavolino dei bisogni della gente per fare business sulla loro soddisfazione, ma che poi, sempre più spesso, si trasforma e capovolge la sua finalità, indirizzando quello studio solo all'obiettivo di crearne di nuovi, quasi sempre futili.

Qui, sulla strada, è tutto un mondo che scorre e noi siamo lì alla finestra e, per tanto che si dica male di noi, siamo fra i pochi privilegiati a comprendere che tutti noi, al di qua ed al di là del banco, non siamo altro che "compagni di viaggio" ed il bisogno di guadagnare qualcosa, perché è giusto che sia così, qui si abbraccia con la soddisfazione del rapportarsi, il più possibile, con le persone che questo viaggio lo stanno facendo, nel bene e nel male, insieme a noi.

Questa è l'anima del commercio.

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a cura di Danilo Delucchi.