Quando
mi è stato chiesto di inserire
questa sezione, pensavo a qualcosa che riguardasse più direttamente la
storia di quella che è stata l'evoluzione del Commercio Ambulante qui a
Genova, o per lo meno quella che io conosco tra vissuto e sentito dire
partendo da qui, andando indietro fino a pochi anni prima dell'avvento
del
Fascismo.
Storie di teli (mandìlli)
entro cui si avvolgevano le cose da vendere e che poi si stendevano in
terra come tappeti per delimitare il "banco"; storie di carretti di
legno, carichi di merce, portati a mano per chilometri; storie di
mercanti durante la
guerra, in cui si rischiava la vita per sopravvivere o si approfittava
delle necessità giornaliere della gente, dovute a quei momenti
terribili; storie di pacchi di carta color tabacco, legati con lo spago
di canapa annodato con la gassa, con cui si saliva di mattina presto
sul "celere" per andare
nelle varie piazze; storie di gente che campava affittando le tavole di
legno da usare per montare il banco.
Storie di famiglie che sono state per
generazioni -
ed alcune lo sono tutt'ora - sinonimo stesso di questo lavoro a Genova.
Storie di clienti che a Natale o a Pasqua, oppure solo per simpatia ti
portavano una torta o i tortellini, tutto fatto esclusivamente con le
loro mani, o semplicemente ti offrivano sempre caramelle e cioccolatini
buonissimi, senza alcun fine, ma soprattutto storie di sorrisi. Storie
di bambini accompagnati dalle mamme a scuola, che sbadigliavano di
continuo mentre queste compravano al banco alle 6:30 del mattino e che
poi, mano a mano, hai visto crescere e diventare adulti.
Storie di gente che non riesce a
stare al chiuso o senza rapportarsi con qualcuno, se non per il tempo
strettamente necessario.
Quando
ho letto l'articolo scritto da Carlo Tanara - del Cescot
Emilia-Romagna (potete trovare il documento originale qui)
- ho avvertito le due grandi verità che esso contiene: se gli uomini
non avessero cominciato a
scambiare merci e
beni, non ci sarebbe mai stata l'evoluzione sociale che noi conosciamo,
ma
la cosa fondamentale - e conseguenza diretta di questa considerazione -
è che
senza il commercio, la nostra società, così come noi la conosciamo, non
va da nessuna parte.
Siamo circondati ed
invasi da Centri Commerciali, supermercati, Outlet che fanno non solo
quartieri ma piccoli paesi, eppure noi ambulanti ci siamo sempre perchè
siamo quanto di più vicino ci può essere rispetto a quello che è stato
il primo passo del commercio, ovvero il trasferimento di beni, dietro
una ricompensa, attraverso il rapporto diretto con la gente, e questo
non è poco.
Chi
più di un'ambulante conosce la "vera vita" della gente comune con cui,
bene o male, si convive? Siamo sulla strada e sullo stesso piano di
coloro che si servono da noi e, per questo, conosciamo, percepiamo e, a
volte, subiamo - e mai quel "subiamo" è stato tanto opportuno
come
adesso - le loro sensazioni, le loro passioni, i loro
drammi ma soprattutto i
loro bisogni e tutto "senza filtro".
Meglio
di un negoziante, perché da lui c'è una porta per entrare che
comunque dà un senso inconscio di soggezione, o di un'agente di
commercio, perché il suo mestiere è quello di "invadere" le tue
abitudini facendoti alzare le difese, per non parlare poi di quelli che
hanno trasformato il rapporto tra chi compra e chi vende in un semplice
teorema matematico, il marketing, che poi non è altro che lo studio a
tavolino dei bisogni della gente per fare business sulla loro
soddisfazione, ma che poi, sempre più spesso, si trasforma e capovolge
la sua finalità, indirizzando quello studio solo all'obiettivo di
crearne di nuovi, quasi sempre futili.
Qui, sulla strada, è tutto un mondo
che
scorre e noi
siamo lì alla finestra e, per tanto che si dica male di noi, siamo fra
i pochi privilegiati a comprendere che tutti noi, al di qua ed al di là
del banco, non siamo altro che "compagni di viaggio" ed il bisogno di
guadagnare qualcosa, perché è giusto che sia così, qui si
abbraccia con la soddisfazione del rapportarsi, il più
possibile, con le
persone che questo viaggio lo stanno facendo, nel bene e nel
male, insieme a noi.